La Psicologia ci viene in aiuto nel comprendere i confini tra senso di colpa sano e patologico. Abbiamo visto DA DOVE NASCE IL SENSO DI COLPA, cerchiamo ora di capire quando è “sano” provare questo sentimento e quando no.
Non è sempre così chiaro capire se il sentimento che si prova sia lecito o meno, capita spesso di chiedersi “Ho ragione o no a sentirmi in colpa? Sto esagerando?”, ebbene questa linea di confine è la demarcazione tra il senso di colpa oggettivo e soggettivo, ossia tra la realtà dei fatti e la nostra percezione ed interpretazione degli stessi. La verità è che per quanto vorremmo che non fosse così, spesso la nostra percezione della realtà è ben diversa dalla realtà stessa, questo avviene perché quando si parla di noi stessi e delle nostre azioni l’emozione interferisce sui processi cognitivi e ci porta a sopravvalutare le conseguenze e il peso che attribuiamo al nostro agire.
Gli strumenti utili, per aiutarci a capire se il nostro sentire è sano oppure no, possono essere tre:
- Il primo è allontanarsi dal proprio vissuto emotivo e cercare di guardare la situazione con oggettività. Il senso di colpa è lecito quando l’errore è accertato, quando viene causato un torto o una sofferenza in maniera intenzionale e volontaria (rubare e ferire intenzionalmente qualcuno possono essere dei buoni esempi).
- Il secondo strumento utile è comprendere che così come è nostra responsabilità non ferire gli altri volontariamente, allo stesso modo NON LO E’ farci carico della loro felicità o corrispondere in tutto e per tutto a ciò che loro vorrebbero che noi fossimo o facessimo. Qui entra in gioco il senso di colpa patologico: ci sentiamo responsabili di situazioni che oggettivamente non sono nostra responsabilità e sulle quali, tendenzialmente, non possiamo fare nulla di concreto.
- Il terzo ed ultimo strumento è cambiare il protagonista della situazione e immaginare che al posto di noi stessi, sia stato un nostro amico a compiere l’azione che ci fa stare così male. Se il senso di colpa è immotivato sicuramente troveremmo infinite giustificazioni e spiegazioni al comportamento “dell’amico” e arriveremmo alla conclusione che non abbia ragione di sentirsi così.
Questo terzo strumento si rivela utile perché cerca di abbattere il meccanismo automatico che molti individui hanno, per il quale sono molto più severi nei confronti di loro stessi piuttosto che nei confronti degli altri. A noi non perdoniamo nulla, agli altri giustifichiamo un po’ tutto. Certamente non tutte le persone sono vittime di questo meccanismo, molti, al contrario, si giustificano continuamente e hanno sempre qualche buona ragione per discolparsi, ma se sei finito su questa pagina e stai leggendo questo articolo è molto più facile che tu appartenga alla prima categoria.
E allora c’è un altro consiglio che può esserti utile: impara a perdonarti. Perdonati. Non sei perfetto. Sbagli. Come tutti. Perdonati e poi ascoltati e lavora su te stesso, per non ripetere l’errore. Perché il punto cardine sta lì, tutti sbagliamo, ma è persistere nell’errore che ci allontana dai nostri obiettivi, perché significa ritrovarsi all’interno degli stessi meccanismi malsani all’infinito.
Nel prossimo articolo ci addentreremo negli EFFETTI NEGATIVI DEL SENSO DI COLPA
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