Anoressia e bulimia sono i disturbi alimentari più conosciuti e studiati, oltre ad essere quelli che più frequentemente portano a ricorrere allo Psicologo, ma non sono sicuramente gli unici disordini alimentari esistenti. Al contrario: si tratta di una categoria di disturbi talmente complessa ed articolata che persino la classificazione dei sottotipi e delle loro caratteristiche risulta essere un vasto e complesso intreccio di sintomi e criteri diagnostici, spesso molto simili tra loro ma, altrettanto spesso, molto diversi.

CARATTERISTICHE E SOTTOTIPI DEI DISTURBI ALIMENTARI

I disturbi del comportamento alimentare (altrimenti detti DCA) vengono considerati disturbi appartenenti alla sfera cognitiva dei psicosomatici in quanto, chi ne soffre, esprime il proprio disagio attraverso il corpo. Il comportamento alimentare viene alterato, diventando veicolo e simbolo della sofferenza più intima del soggetto. Il cibo diviene fulcro centrale della vita ed è sempre al centro dei pensieri e dell’organizzazione della giornata che, spesso e volentieri, ruota interamente intorno alla gestione dei pasti o della loro assenza. Il DSM 5, ovvero la quinta ed ultima edizione del manuale dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), suddivide la categoria dei DCA in :

  1. Anoressia nervosa

  2. Bulimia nervosa

  3. Disturbo da Binge-Eating (o disturbo da alimentazione incontrollata)

  4. Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

  5. Disturbo da ruminazione

  6. Pica G- Disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione

  7. Disturbi della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione

 

Ognuna di queste sottocategorie presenta ulteriori sottotipi che vanno a diramare ulteriormente le specificità dei disturbi del comportamento alimentare. Per fare un esempio, la categoria dell’Anoressia Nervosa è a sua volta suddivisa in sottotipi, a seconda che sia con o senza restrizioni, con o senza abbuffate/condotte di eliminazione, in remissione parziale, in remissione completa e a seconda del livello di gravità che può essere diagnosticato su vari livelli che vanno da lieve ad estremo. Questo articolato intreccio di sintomi e manifestazioni compone il quadro dei disturbi alimentari che, nonostante le molteplici specificità, presenta caratteristiche comuni ad ogni sottocategoria:

CARATTERISTICHE COMUNI DEI DISTURBI ALIMENTARI

  1. Sono caratterizzati da persistenti comportamenti e condotte inerenti l’alimentazione che portano ad un alterato consumo di cibo e/o assorbimento di calorie

  2. Compromettono significativamente la salute fisica e/o il funzionamento psicosociale del soggetto

  3. Il soggetto che ne soffre valuta se stesso (senso di autostima) principalmente in base al proprio peso corporeo, alla propria forma fisica e, soprattutto, alla propria capacità di esercitare controllo su queste caratteristiche

  4. La gestione dei pasti è al centro dei pensieri e regola l’organizzazione delle giornate e delle interazioni sociali

  5. Durante i pasti, le abbuffate o, in generale, durante l’assunzione di cibo, il soggetto predilige essere solo, il che può ostacolare anche gravemente le relazioni sociali e può portare ad isolamento

  6. I DCA sono spesso accompagnati da altri disturbi (comorbilità), i più frequenti sono depressione, ansia, disturbo bipolare, abuso di sostanze…

  7. Spesso vi sono “migrazioni diagnostiche” tra una sottocategoria e l’altra, ad esempio il disturbo può insorgere come un’Anoressia per poi sfociare in una Bulimia

  8. Nella maggior parte dei casi la sintomatologia correlata all’alimentazione è simile a quella presentata da chi ha un disturbo da abuso di sostanze (desiderio incontrollato, consumo compulsivo, ecc…) in quanto i circuiti neuronali coinvolti sono i medesimi

  9. Caratteristica determinante è quella della negazione del problema, di solito il soggetto arriva ad ammettere le sue difficoltà solo dopo lungo tempo dal loro esordio

  10. Tutti i disturbi alimentari portano complicanze fisiche anche molto gravi e nei casi più estremi mettono a repentaglio la vita del soggetto che ne soffre (sia a causa delle gravi complicanze fisiche, sia in quanto legati ad un elevato rischio di suicidio -soprattutto nel caso dell’Anoressia Nervosa-):

 

IL RUOLO DELLO PSICOLOGO

I percorsi che si attivano con i pazienti che presentano DCA sono molto differenti da come la maggior parte delle persone può immaginarli: con questi soggetti lavorare sul sintomo, sulla gestione dell’alimentazione o cercare di convincerli razionalmente di non essere grassi è assolutamente inutile. Lo Psicologo, al contrario, lavorerà ampiamente sulle emozioni, sull’interazione corpo-mente e sulla ristrutturazione degli schemi cognitivi. Aiuterà il paziente a riconoscere i propri stati interni e i propri vissuti emotivi e a gestirli diversamente, accompagnerà il soggetto nel far sua la lettura dei propri stati mentali e delle proprie emozioni per poterle gestire in modo autonomo e funzionale.

Chi soffre di disturbi alimentari è vittima di una trappola mentale: vive nella convinzione di avere il pieno controllo della situazione e di essere lui a dirigere la gestione del cibo e del proprio aspetto corporeo, mentre la verità è che il soggetto è completamente vittima del suo disturbo, subisce e vive passivamente quello che la sua “malattia” gli impone di fare. Si sente padrone di se stesso e della sua condizione, senza rendersi conto di essere una vittima inerme ed imprigionata nella gabbia che la sua mente ha costruito. Ci si sente padroni, senza rendersi conto di essere schiavi.

Nei percorsi di sostegno psicologico verrà insegnato al soggetto ad identificare le proprie “circostanze emotive”, in quanto la via psicosomatica (l’espressione attraverso il corpo dei stati d’animo interni) sta alla base di una incapacità di ascolto e di codifica dei propri vissuti interiori, per questo si porterà il soggetto verso la capacità di esprimere pienamente se stesso con modalità più funzionali, sane e rivolte ad un maggior benessere psicofisico. Chi soffre di un disturbo alimentare spesso non vuole guarire e non riesce ad immaginarsi in una versione di sé diversa da quella che conosce… Chi soffre di DCA non crede di poterne uscire e lotta continuamente con se stesso, in una battaglia estenuante tra il voler cambiare e il non voler rinunciare a ciò che sente di essere, perché chi soffre di DCA si identifica interamente con il suo disturbo, “diventa” il suo disturbo… Ma le ricerche cliniche e l’esperienza in questo campo hanno dimostrato come uscire da un disturbo alimentare è assolutamente possibile, non solo, rappresenta l’opportunità di lasciar emergere ed esprimere il vero sé e la versione migliore di se stessi, ripartendo da un punto 0 che rappresenta una rinascita fatta di nuove emozioni, nuove convinzioni e nuovi vissuti, molto più sani, intensi e utili, ricominciando a vivere… Ricominciando da se stessi….

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