Witelson constatò che la regione posteriore del corpo calloso era più ampia nei destrimani parziali rispetto a quelli in senso stretto e che l’area di connessione era più grande nei maschi destrimani non completi che nelle donne essendo, nei primi, proporzionale alla misura della dominanza manuale. In seguito a tali risultanze, Witelson e Nowakowski (1991) proposero quella che potrebbe essere chiamata “teoria Callosale della dominanza”. Essi scrissero: “secondo l’ipotesi qui elaborata, una determinante della preferenza manuale e dello schema delle asimmetrie funzionali nell’adulto è rappresentata dall’ammontare della perdita naturale degli assoni callosali che accade nel corso del periodo prenatale e postparto (…) nel caso della dominanza manuale, l’ipotesi è che la lateralizzazione vari sempre più verso destra all’aumentare della perdita di assoni”.
Witelson e Nowakowski sospettavano che la perdita di assoni potesse contribuire anatomicamente alla determinazione della preferenza manuale sia operando su un cervello simmetrico in modo asimmetrico, sia operando (simmetricamente o asimmetricamente) su un cervello già asimmetrico, benché la prima possibilità venne considerata la meno probabile, date le indicazioni sull’asimmetria neuro anatomica del solco perisilvano risalenti al primo trimestre di gravidanza (Chi e Co., 1977).
Siccome Witelson non riuscì a constatare collegamenti tra l’area callosale e la dominanza manuale nelle donne, Witelson e Nowakowski suggerirono che “la perdita di assoni callosali potrebbe non essere un fattore di lateralizzazione nelle donne, perlomeno in relazione alla preferenza della mano”. La portata delle loro affermazioni venne allargata includendo il ruolo degli ormoni androgeni; effettivamente, vi sono numerose prove, derivanti da ricerche su animali, che confermano il fatto che gli ormoni giochino un ruolo sostanziale nel determinare differenze di sesso nella dimensione del corpo calloso. Per usare le parole di Witelson: “la mia ipotesi è che, negli uomini, livelli inferiori di testosterone portino ad una ridotta eliminazione di assoni, a dimensioni maggiori dell’area di connessione e delle strutture temporo-parietali, all’accentuazione del mancinismo (…) e che tutto questo non è analogo a ciò che avviene nello sviluppo del cervello femminile”.
Va sottolineato che la teoria di Witelson collega un elevato tasso di mancinismo maschile a livelli relativamente bassi di testosterone fetale, laddove Geshwind, Behan e Galaburda affermavano il contrario, correlando il suddetto tasso ad elevati livelli di testosterone. Dopo la pubblicazione dei reports di Witelson, sono stati eseguiti molti altri studi, estremamente controversi tra loro, che hanno cercato di mettere in relazione la dimensione del corpo calloso e le caratteristiche della dominanza manuale, da un lato e la dimensione del corpo calloso e le differenze sessuali, dall’altro (Driesen & Raz, 1995; Beaton, 1997; Bishop & Wahlsten, 1997).
Driesen e Raz (1995), ad esempio, condussero una meta-analisi che mostrò come i cosiddetti mancini avessero, in media, il corpo calloso di area maggiore rispetto ai destrimani, nonostante le misure della dominanza si rivelarono spesso poco attendibili. È possibile dedurre, dall’ipotesi di Witelson, come la variazione della dimensione del corpo calloso potrebbe essere connessa alla differenza di abilità tra le due mani. Tuttavia, risulta difficile non essere scettici riguardo all’ipotesi secondo cui la dominanza manuale sia determinata da fattori differenti negli uomini e nelle donne, vista l’indiscutibile similitudine nella distribuzione della dominanza per i due sessi.