“È più facile interrompere un ciclo di stress al suo inizio piuttosto che quando il soggetto è nel cuore della battaglia” –Meichenbaum–
Pensando al termine stress ci si rende conto di come il suo significato sia passato dall’essere pressoché sconosciuto al divenire parte del linguaggio corrente. Ogni individuo lo utilizza nelle più svariate circostanze della vita per descrivere situazioni di disagio, di tensione, di forte frustrazione o di ansia. L’uso che se ne fa è indubbiamente molto generico e spesso improprio, soprattutto se si pensa che, in realtà, l’origine del termine è legata al settore metallurgico, nel quale era tradizionalmente utilizzato per indicare gli effetti che grandi pressioni determinavano sui materiali.
Il tentativo di collocazione etimologica si deve, infatti, necessariamente ancorare alla definizione proposta da Hans Selye, il quale, proprio dalla metallurgia, prese in prestito il termine per indicare una concatenazione di eventi omeostatici, adattamenti e modificazioni fisiologiche che gli animali da laboratorio mettevano in atto come effetto delle pressioni esercitate da agenti nocivi introdotti nel loro organismo. Occorre chiarire che, da un punto di vista etimologico, il termine stress è passato dal significato iniziale di avversità, difficoltà, afflizione, a quello più recente di pressione, sollecitazione, tensione. È frequentemente utilizzato per indicare una “spinta a reagire” esercitata sull’organismo da diversi stimoli sia esterni all’individuo, sia interni (stressors).
Lazarus e Folkman (1984), lo definirono come “un particolare tipo di rapporto tra la persona e l’ambiente, che viene valutato dalla persona stessa come gravoso o superiore alle proprie risorse e minaccioso per il proprio benessere”. Questo significa che, in base a tale definizione, lo stress deriva da una dinamica fra individuo e ambiente che va a scatenare una risposta interiore dell’individuo. Gli effetti di tale risposta, come aveva spiegato esaurientemente anche lo stesso Selye nei suoi studi pionieristici, non sono necessariamente negativi. Gli effetti negativi vengono a verificarsi quando vi è un’incongruenza fra le richieste dell’ambiente e la capacità soggettiva di esaudirle. Tale incongruenza viene definita distress, contrapposta alla condizione di eustress che è positiva e fonte di gratificazione per l’individuo.
Nel suo volume dal titolo “Stress without Distress”, infatti, già Selye aveva sostenuto che lo stato di stress fosse uno stato fisiologico normale e che, quindi, non potesse e non dovesse essere evitato: “La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, non dobbiamo, e in realtà non possiamo, evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace e trarne vantaggio imparando di più sui suoi meccanismi, e adattando la nostra filosofia dell’esistenza a esso” (Selye, 1974).
Per ciò che concerne i modelli teorici riguardanti lo stress nell’ambiente lavorativo, è dagli anni ’70 che si assiste ad un proliferare di ricerche che, seguendo differenti approcci teorici, possono essere raggruppati in tre fondamentali macrocategorie: approccio tecnico, fisiologico e psicologico. L’approccio psicologico (fra i tre il più recente), si sviluppa proprio sulla base delle critiche espresse nei confronti degli altri due approcci e considera lo stress come il risultato dell’interazione dinamica tra individuo e ambiente. Due sono i filoni principali di tale approccio: quello Interazionale, che si concentra maggiormente sulle caratteristiche strutturali della suddetta interazione (Individuo-Ambiente), e quello Transazionale, che riguarda invece i meccanismi alla base di tale interazione.
Sono stati sviluppati diversi modelli teorici, facenti capo ai due approcci, per spiegare in maniera più esaustiva come l’interazione individuo-ambiente producesse degli effetti interessanti nella direzione della qualità della vita lavorativa. Come appare evidente il termine stress si rivela essere un elemento assolutamente trasversale sia ai differenti approcci di studio e di ricerca sia ai differenti filoni riguardanti la Psicologia stessa.
Il concetto, le cause, gli effetti e le varie metodologie di valutazione riguardanti le condizioni di stress vanno a richiamare e a destare l’interesse di tutti gli ambiti della Psicologia, dall’approccio clinico al cognitivo, dalle neuroscienze alla psicologia del lavoro e delle organizzazioni.