La dominanza manuale può essere considerata modificabile da fattori culturali, sociali, ambientali? E se così fosse, detti fattori potrebbero essere considerati i capisaldi base per arrivare a spiegare con chiarezza il concetto di dominanza manuale? Pare che la frequenza relativa di dominanza manuale sinistra (vedi Tambs e Co. 1987; Gilbert & Wysocki, 1992; Davis & Annett, 1994) e dominanza del piede sinistra (Porac, 1996; Bell & Gaddard, 2000) diminuisca con l’età molto meno di quanto lo facesse il secolo scorso e, mentre gli studiosi continuano a dibattere sulle cause sottostanti a tale fenomeno, ci focalizziamo sul fatto che ciò potrebbe suggerire l’azione dell’allentamento all’uso obbligatorio della mano destra. Detto punto di vista implica il concetto della dominanza manuale quale elemento modificabile per mezzo di fattori culturali e ambientali e sembrerebbe andare a confermare i quesiti sopracitati.
L’idea che la dominanza sia una caratteristica che si apprende, ha una lunga storia dietro di se. Alcuni autori sono giunti alla conclusione che l’apprendimento rappresenti la maggiore determinante nello sviluppo della preferenza manuale (vedi Humphry, 1861; Perelle, 1981; Provins, 1997), mentre altri si sono mantenuti più cauti nelle loro affermazioni: Heilman, Coyle e colleghi (1973), ad esempio, notarono che “sebbene la destrimania è normalmente più frequente, bisogna tener presente che essa è il risultato dell’uso del lato preferito, piuttosto che il contrario”. Provins (1997) ha riproposto il suo concetto secondo il quale la dominanza derivi dagli effetti della pratica sostenendo che “ciò che è geneticamente determinato è un substrato neutrale che ha significativamente aumentato la propria plasticità funzionale nel corso dell’evoluzione (…) ciò che è da analizzare più attentamente è la relativa capacità motoria o abilità raggiunta dai due lati, in ogni attività data, nonché le richieste nei confronti dei due lati, manifestazioni di pressioni sociali, altre influenze ambientali o abitudini”.
Il concetto di dominanza manuale come soggetta ad apprendimento non scioglie l’interrogativo riguardo al perché la pressione culturale dovrebbe portare la maggioranza ad essere destrimani. Né tantomeno viene spiegato perché circa l’80% dei mancini hanno genitori destrimani, oppure perché due genitori mancini non hanno la maggioranza dei loro figli mancini (Annett, 1983; McKeever, 2000). Un’ulteriore obiezione alla teoria della dominanza dovuta al puro apprendimento si può basare sulla sua impossibilità di spiegare le risultanze relative al fenomeno del “pollice succhiato” da parte del feto (Hepper, 1991) oppure ai movimenti del braccio (Hepper, 1998) che suggeriscono come alcune funzioni manuali siano lateralizzate già prima della nascita (ovviamente resta da dimostrare che dette manifestazioni prenatali dell’asimmetria siano effettivamente correlate a specifiche dominanze manuali dell’età adulta).
Infine, la dominanza manuale è stata spesso collegata non solo a caratteristiche fisiche, quali naso, testicoli, impronte della mano e delle dita, ma anche a fenomeni comportamentali come la dominanza degli occhi e la lateralizzazione dei movimenti della mascella, fenomeni difficilmente collegabili con il meccanismo dell’apprendimento. Nell’ambito delle argomentazioni contro la teoria dell’apprendimento relativa alla lateralizzazione ed all’abilità manuale, sembrerebbe ragionevole concludere dicendo che la componente biologica gioca indubbiamente un ruolo dominante ma che l’apprendimento riveste sicuramente un suo ruolo nell’aiutare a “fissare” il grado della dominanza nell’ambito di una data direzione, destra o sinistra.