Storicamente, la specializzazione emisferica è sempre stata considerata l’elemento riconoscitivo dell’evoluzione umana. (Per saperne di più sulla lateralizzazione emisferica puoi leggere l’articolo La lateralizzazione emisferica – Emisfero destro ed emisfero sinistro) Questo punto di vista è stato per lungo tempo sostenuto da dati scientifici incapaci di fornire prove riguardanti asimmetrie comportamentali e neuroanatomiche negli animali; i primi tentativi di caratterizzare la preferenza manuale in varie specie animali, principalmente ratti e primati, non portarono alla luce nessuna evidenza particolare circa l’uso degli arti. (vedi Ettlinger, 1988; Finch, 1941; Lehman, 1993; Warren, 1990).
Un elevato numero di studi condotti sulle funzioni dell’apprendimento e della memoria in scimmie split-brain rivelarono deboli ed inconsistenti prove di specializzazione di un emisfero sull’altro, indipendentemente dalla tipologia degli esperimenti effettuati (Hamilton, 1977; Prelowski, 1979). Inoltre, lo studio di lesioni avvenute in specifiche regioni cerebrali non sembrava rilevare alcun tipo di effetto localizzato sui processi motori o cognitivi (vedi Warren, 1977). Di recente, gli atteggiamenti degli studiosi nei confronti dell’evoluzione comportamentale e delle asimmetrie cerebrali hanno iniziato a modificarsi, grazie alle crescenti prove ottenute da analisi comportamentali e neuroanatomiche constatanti l’esistenza di asimmetrie nella popolazione di molti vertebrati (Bradshaw & Rogers, 1993; Rogers & Andrews, 2002). Effettivamente i precedenti studi si rivelarono limitati sotto molti punti di vista e le limitazioni metodologiche e procedurali sono state, fortunatamente, perfezionate in questi ultimi anni.