Avallone approfondisce la definizione delle dimensioni di salute organizzativa (vedi articolo Le dimensioni della salute organizzativa) attraverso due ulteriori aree assunte come indicative di “benessere” e “malessere” nei contesti di lavoro. La seconda area riguarda un insieme di indicatori soggettivi di “malessere”, cioè di caratteristiche che segnalano criticità organizzative.

INDICATORI NEGATIVI DI SALUTE ORGANIZZATIVA

 

  1. Risentimento verso l’organizzazione: rancore-rabbia nei confronti della propria organizzazione fino ad esprimere un desiderio di rivalsa.
  2. Aggressività inabituale e nervosismo: aggressività, anche solo verbale, eccedente anche al di fuori dell’ambito lavorativo. Irritabilità.
  3. Sentimento di inutilità: la persona percepisce la propria attività come vana, inutile, non valorizzata.
  4. Sentimento di irrilevanza: la persona percepisce se stessa come poco rilevante, quindi sostituibile, non determinante.
  5. Sentimento di disconoscimento: la persona non sente adeguatamente riconosciuti né le proprie capacità né il proprio lavoro.
  6. Insofferenza nell’andare al lavoro: esistenza di una difficoltà quotidiana nel recarsi al lavoro.
  7. Disinteresse per il lavoro: scarsa motivazione, possibile scarso rispetto di regole e procedure e nella qualità del lavoro.
  8. Desiderio di cambiare lavoro: desiderio collegato all’insoddisfazione per il contesto lavorativo e/o professionale in cui si è inseriti.
  9. Pettegolezzo: a livelli eccessivi è considerato come un indicatore di malessere.
  10. Aderenza formale alle regole e anaffettività lavorativa: pur svolgendo i propri compiti la persona non partecipa emotivamente ad esse. Sensazione di lavorare meccanicamente.
  11. Lentezza nella prestazione: i tempi per terminare i compiti lavorativi si dilatano con o senza autopercezione del fenomeno.
  12. Confusione organizzativa in termini di ruoli/compiti: non è chiaro “chi fa cosa” e questo, spesso non determina desiderio di porvi rimedio.
  13. Venir meno della propositività a livello cognitivo: è assente sia la disponibilità ad assumere iniziative che il desiderio di sviluppare conoscenze.
  14. Assenteismo: assenze dal luogo di lavoro per periodi più o meno prolungati e comunque sistematici.

 

Appare dunque chiara l’importanza di disancorarsi dal ricercare in cause esterne i fattori determinanti delle situazioni di benessere/malessere lavorativo e come, al contrario, risulti basilare affrontare questi temi nell’ottica di comprendere le cause interne che generano la mutevolezza di questi tassi e di ragionare, conseguentemente, in termini di pianificazione e di problem solving.

Psicologo Bologna Tania Braga Psicologo Bologna Tania Braga